Antichissimo Castello è Felitto, e forsi dall'Enotrj edificato;
sarebbe egli situato quasi alla falda del Monte Calpazio in quella
parte, che Vesalo si appella, se da esso monte il fiume Calore da
mezzo giorno non lo dividesse. Egli è sito sull'eminenza di un monte
che alla parte del fiume ha alte inaccessibili Rupi, che inespugnabile
il rendevano. Ad oriente ha la sua Rocca, o sia il Palazzo Baronale
con una grande alta rotonda Torre di mirabile struttura. Tali fortezze
si edificavano in luogo alto vicino alle Mura, dominante la Terra, e
che scopriva tutta la Campagna, per vedere se si invadeva da' Nemici,
nella quale consisteva tutta la salute de' Cittadini. Nella parte
settentrionale ed orientale non ostante declive, si vede questa Terra
cinta di Mura, e di Torri rotonde con Merli, da passo in passo in
giusta distanza. (...) Le Torri, che sono ne' Muri di Felitto han
alcuni pertuggi rotondi al di fuori, bislunghi e grandi al di dentro
(...)
Si entrava in Felitto per tre Porte, e dovea essevi la quarta verso
il fiume, nel luogo detto il Calaturo, com'è tradizione, ma ora si
entra solamente per due, che intere esistono da torri laterali munite,
con apertura al di sopra per buttarvi delle pietre, dell'acqua
bollente, ed altro per diloro difesa. (...) E' la Terra in piano con
le Vie contorte, ed anguste secondo l'uso degli antichi, per maggior
sua fortezza, e difesa de' Cittadini nel caso, che vi entrassero gli
Nemici. Avea il suo Pomerio, dagli antichi detto Agro Effato, cioè
terreno proibito a coltivarsi, ed ad edificarvi, oggi colà chiamato
Barbacane, buona parte esistente. (...)
I confini del vasto suo territorio furono descritti nell'Istromento
dell'ultimo di Giugno 1534, rogato da Not. Vincenzo Paolino della
Polla , il dicui Protocollo si conserva dall'eredi di Not. Lonardo
Marinchi di Napoli; e quelli tra essa ed Aquaro, si descrivono
nell'Istromento stipulato da Not. Andrea Pagano delle Piaggine, che
trasferì la sua Casa in Aquaro, nel di 12 Agosto 1703. La Terra
scarseggia d'acqua, prendendola in una fontana vicino il Fiume, e per
essere parte di quello, in tempo di està è cattiva, perché imbevuta
da' lini, che nello stesso fiume si curano, sebene nel luogo detto il
Casale vi è un'acqua aswsai preggevole, ma alquanto lontana. L'aere
non è cattiva, sebene non delle squisite. Nell'ultimo contagio
pestilenziale del 1656 pochissima Gente vi restò, e tutti Vedovi, come
si nota ne' libri parrocchiali di questo tempo. (...)
Possiede l'Università la giurisdizione della Bagliva, e quella della
Portolania per la quale, attesta Cervellino nella Guida
dell'Università, cap. 31, paga alla Regia Corte annui carlini
ventinove. E' ella ricca di rendita, perché possiede Bandite, o siano
Difese, e boschi di ghianne. Il suo vastissimo territorio è fertile in
grano, ed altre biade, di abbondanti, e generosi vini, di castagne, di
ciriege, e di competente altre sorta di frutta, e di olio, e dall'orni
si raccoglie abbondante Manna. Vi sono greggi di Porci, di vacche, e
di altri animali piccoli, e di Schiami, onde abbonda di miele e di
cera.(...)
Han dominato questa Terra molti Baroni, de' quali trovo i seguenti:
Adamo Maurier in tempo di Carlo I d'Angiò la comprò per oncie
settanta, forse che lo stesso, che nel 1268 era Viceregente dello
stesso Carlo in Sicilia, come pensa l'Antonini (...). Giacomo Morra la
dominò sotto il Re Carlo II (...). Sotto Carlo III di Durazzo con
altre Castelle per munificienza di questo Re la possedeva Nicolò
Sannazzaro da Pavia per averlo seguito nel 1380 da Capitano di Gente
d'Armi nell'acquisto di questo Regno, e fecelo aggregare alla Nobiltà
del Sedile di Portanova di Napoli, e da questi discese il gran Poeta
Giacomo Sannazzaro. Felippantonio Marramaldo la possedé sotto il re
Ladislao, che regnò dal 1386 sino al 1414, e Francesco suo figlio la
vendé a Lionetto Sanseverino, Padre di Roberto Conte di Cajazzo,
(...). Continuò ne' suoi successori sino dopo l'anno 1526. Giulia
Carafa Marchesa di Cetara n'era Signora nel 1529. D. Michele Soria di
Nocera de' Pagani la dominava nel 1531. Da costui nel 1542 la comprò
per ducati ottomila Errichetta Sanseverino de' Duchi di Somma, la
quale impalmò Geronimo Carafa figlio secondogenito di Antonio I
Principe di Stigliano, e fin oggi la posseggono gli di lui
Discendenti. Fu nell'ultima Numerazione del Regno suituata per Fuochi
sessanta, abitata oggi da mille trecento persone.
Lucido Di Stefano, Della Valle di Fasanella nella Lucania, Libro I, ripubblicato dal Centro di Cultura e Studi Storici "Alburnus", pp. 295 - 312.